Un viaggio poetico attraverso emozioni, natura e trasformazione
Nel fresco scivolar di acque languide, l'azzurro sprigiona negli occhi l'abbraccio del sole, caldo come il tepore di un ventre.
L'aria in pace acquieta e svanisce ogni ansia. Solo "sabbia e ragia" colorano le vene.
Mi lascio morire in quelle acque, ancora una volta, senza sapere dell'amore, un amore negato da chissà quale vita passata.
Quello che cattura l'anima, esplosivo, grazia e bellezza compaiono all'improvviso, quando si sprigiona l'eros, ribelle.
La Kundalini si innalza su per godere del divino potere… e canta al mare con il sorriso e nel pianto di chi non sa come volare.
Canto al mare l'amara solitudine di una terra desolata dall'abitudine. Canto al mare il desiderio sincero di vivere l'amore vero.
Canta l'anima, illusa, ancor crede… di sedurre quelle acque così azzurre, così insolenti e taciturne.
Fra sussurri e respiri, una buona nuova arriva già, come la carezza del sole calda e confortevole dopo la frescura della pioggia. Ma come? Impossibile! Per la prima volta in vita sua, Anna si espone al tumulto dell'ignoto, al rischio dell'inammissibile. Anna va a Parigi! Incredibile a dire il vero.
Fra giri e bici, solenni effigi, come vento impetuoso del tempo, le scompigliano le chiome e cristalli di pensieri si infrangono. Notre Dame si innalza e impera nostalgica più che mai: "Guarda l'oscurità dei miei misteri!"
Ma fra giri e bici, effigi d'arte ed echi di stigi si svelano e le persone si specchiano nello stesso pensiero. Ma come?! Proprio vero. Tutto è possibile!
Una carezza di potenza avvolge il cuore di tutti mentre si dice: Anna è a Parigi. Fra giri e bici, effigi e misteri, la vita è una collana di prodigi
— Riflessi d’anima
Tutto mi appartiene di quel momento: il senso della vita appaga l'istante e impetuoso corre il vento.
Quando la regia della Natura si accende, eccita le onde fino ad allor quiete e il mare umano si trasforma in un viaggio audace verso la luce.
La lunga attesa prende forma, l'ignoto di dolorose doglie svanisce in quel saper cogliere la forza prepotente di voler essere mamma.
Mamma! E tutto mi appartiene in quel momento: la carezza infuocata del Sole, l'amoreggiamento con la Terra, il preludio voglioso di ogni notturno, il placarsi del rombare marino sotto l'azzurrino delle stelle.
Tutto resta sospeso nell'incanto: dal canto degli uccelli ai rumori della città, dal ventre al petto, l'abbraccio in quel suo primo attimo di vita. I suoi grandi occhi si aprono, ed estasi è!
Il suo primo attento sguardo dentro il mio, mi investe un mondo d'amore, latore di Universo e chissà quale sorte! Ma tutto, proprio tutto mi appartiene, anche la morte.
Ancora più in alto, in lungo e in largo, si estende il mio sguardo, da attento osservatore alla ricerca dell'oscuro segreto.
Le altezze domino, come un'aquila sorvolo la città fusa con il mare, ascoltando il canto di un Passato glorioso.
Le emozioni si snodano tra le note: amore, odio, coraggio, ambizione; come onde, dal Futuro, raccontano di un segreto arcano.
Le figure cosmiche domino: il quadrato, la Terra, la lavoro con sudore e pianto; afferrare elica e rosetta, Luna e Sole, Tempo e Spazio, è un incanto.
Osservo le proporzioni magiche, lunghezze naturali mitiche, ma con l'esagono e il cerchio, tocco l'Eternità, su un cocchio.
Con il mio triangolo, penetro l'ambito anello, mi illumino come Apollo in un baleno, creando.
Nelle mie scarpe, la Storia si brucia, di un segreto arcano mi nutro, la fenice volando mi bacia e impavido, vivo.
Mi accarezza un raggio di sole, un tocco lieve riscalda la mia pelle. In un vago ricordo, occhi di cerbiatto mi cullavano languidi e tristi in un sorriso materno, acerbo, fra carezze di mani amorose.
Un'inesorabile impotenza nelle sue lacrime, bagnavano la mia pelle, leggere come rugiada.
Ed ora, il vento, tra i miei riccioli e scatole di cemento, non ha quel profumo selvaggio ed amaro, della mia Terra, della mamma mia.
Tutto attorno a me mi insegna a vivere, a essere come gli altri pretendono che sia.
Per quale strana ragione la vita mi conduce fino a qui? Quale strana ragione ha quel bambino? Come me, con i riccioli, i suoi brillano come oro, i miei luccicano come ebano.
Pare di vetro la sua pelle, così trasparente, da aver paura a toccarla. La mia pelle ricorda una Terra, sanguigna, forte, impenetrabile.
Dicono: mio fratello? Non so chi sia! Solo uno sguardo, ricordo, stretto forte al petto di lei, uniti i battiti dei cuori, oltre il frastuono del mare, oltre il rumore del vento.
E cocenti lacrime d'inesorabile impotenza mi bagnano leggere come rugiada.
— Memorie dell’anima